Come un’agave

Un pomeriggio di qualche anno fa osservavo alcuni raggi di sole entrare dalla finestra della mia stanza. La luce che proveniva da fuori assumeva un’entità di chiara energia, una fonte di vita perpetua.
Ho immaginato di essere un anziano signore seduto inerme dietro a quella finestra. Da lì osservavo malinconico la vita esplodere oltre le mura in penombra.
Non erano più giochi di luce sul vetro, ma una sequenza di immagini luminescenti che si svolgevano ai miei occhi come pellicola di un film: il racconto della mia vita, la storia della mia forte giovinezza.
Attraversavo a nuoto lo stretto di Messina, mi tuffavo in mare da alte scogliere, arrampicavo su falesie affondando le mie dita sulla dura roccia, camminavo di giorno attraverso canyon d’oltre oceano e di notte lungo incantati sentieri sotto la luce della luna piena.
Così abbracciavo la Terra, come un’agave sulle rocce di un’isola.
Così mi ergevo al cielo e fiorivo, come l’agave, di fronte alla luna riflessa sul mare, che nel momento più intenso della sua vita regala il suo fiore al cielo ed insieme al fiore il suo Tempo.

Tempo non te ne andare, lasciami stare su questa terra
Tempo non te ne andare, voglio restare su questa terra