La fabbrica delle nuvole
15,00€
La Fabbrica delle Nuvole è una raccolta di canzoni nate da tante schitarrate sotto le stelle e qualche scarabocchio a lume di candela. Gli undici brani del disco iniziano a prendere forma nel 2013 grazie alla partecipazione di tanti Amici Musicisti che negli anni sono stati compagni di band, di palchi e di tante esperienze sonore. Le atmosfere cambiano e si trasformano continuamente: le note accompagnano i testi bucolici lungo un dolce sentiero in battere e in levare; chitarre, fiati, archi, banjo, mandola, tabla, fisarmonica, campane di cristallo, sitar, sono solo alcuni degli strumenti suonati… poi i suoni della Natura: melodie che lasciano trasparire il forte legame che l’autore, Livio Rabito, nutre per la sua terra.
Hanno suonato:
- Livio Rabito: Voce e cori, Basso, Chitarre, Tastiere, FX etc.
- Peppe Burrafato: Batteria, Percussioni
- Vincent Migliorisi: Chitarre, Banjo, Mandola, Xilofono, Percussioni
- Enrico Giurdanella: Chitarre, Sitar, Banjo, Campane di Cristallo.
- Jascha Parisi: Violoncello | Salvo Randazzo: Violino
- Andrea Dipasquale: Trombone | Andrea Savasta: Tromba
- Giuseppe Distefano: Fisarmonica
- Davide Ragusa: Flauto Traverso
- Riccardo Gerbino: Tabla, Djembe
Altre voci: Ilda Migliorino, Nicola Randone, Giulia Campo e Virginia Rabito
Voce Narrante in Polvere di Stelle: John Rabito
Prodotto da Livio Rabito nel 2017
Musiche: Livio Rabito (Come un’Agave: Rabito/Giurdanella)
Testi: Livio Rabito (Gabbiani: Rabito/Cicero)
Registrato presso “La Fabbrica delle Nuvole Studio” da Livio Rabito, al “MaiOhm” Studio da Vincent Migliorisi ed al “Nuevarte Studio” da Carlo Longo tra il 2013 ed il 2016.
Mixato e Masterizzato al “Nuevarte Studio” da Carlo Longo
Artwork: Enrico Paradiso
Grafica/Web: Nicola Randone
Ringrazio:
tutti i Musicisti per l’affetto, l’amicizia e la professionalità che mi hanno regalato; Carlo Longo per le lunghe giornate di Rec, Mix e Master, ma anche di Cipolline, Tennent’s e caffè; Enrico Paradiso per la Pazienza e per tutte le chat Puppadisiache; Nicola Randone per i consigli e per tutti i Tracchigi del Web; Spazio Musica, Maurizio Morello, Lina Pluchino e Sara Iacono per le Nozioni Canterine; i Grilli di Vendicari, di Maulli e di Piancagiò per le loro esibizioni notturne; Kita; la mia Famiglia, Nonna Licia (immancabile), gli Eneide, i Randone, i Baciamolemani, Salvo Corallo, Carla Cicero, Piancagiò, Viviana Pluchino, Oliver Canni’, Gabriele Vizzini, Adriana Cilio, Genji e tutte le persone che hanno contribuito alla nascita di questo Disco…
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Tracks
In anteprima assoluta TRAKS ti sta offrendo in questi giorni La Fabbrica delle Nuvole, esordio solista di Livio Rabito (qui recensione e streaming). Un disco delicato e introspettivo, per il cantautore che ha un passato accanto a Eneide, Randone e Baciamolemani. Gli abbiamo rivolto qualche domanda.
Hai alle spalle una storia musicale già piuttosto ricca. L’idea di presentarti come solista è recente oppure “antica”?
In realtà ho sempre pensato che prima o poi sarebbe arrivato il momento di dar vita a un mio progetto personale; tante sono le idee custodite nel cassetto, tante le mie esperienze da raccontare e tanti i motivetti musicali che girano sempre dentro la mia testa. In passato ho suonato il basso elettrico in compagnia di amici, fratelli musicanti con cui ho condiviso intense esperienze di vita. Nel 2013 ho deciso di aprire quel cassetto e ho selezionato undici brani che, pian piano, hanno preso vita tra le mura della “Fabbrica delle nuvole Studio”, casa mia.
Hai iniziato a lavorare al disco nel 2013: che cosa ha prolungato i tempi, cura del dettaglio, incidenti di percorso oppure altre collaborazioni?
Chi mi conosce, sa perfettamente che la realizzazione di un disco per me non è cosa semplice. Rimarrei ore e ore ad ascoltare tre note che girano intorno alla stanza, e se le note sono quelle giuste, messe in fila una dietro l’altra e vestite di un bel suono, allora tutto questo diventa per me molto affascinante e nello stesso tempo pericoloso. Quando ho iniziato ad arrangiare il disco ho chiuso gli occhi e li ho riaperti soltanto adesso, nel 2017. Non so cosa sia successo in questi tre anni, mi sarò addormentato al suono di quelle tre note.
Insieme alla tematica delle nuvole c’è un’atmosfera di sogno che pervade tutto il disco. In quale tipo di umori e sensazioni sono cresciute e “macerate” le canzoni del disco per ottenere questo tipo di risultato?
In qualche modo le tre note di cui parlavo prima, che fluttuano nell’aria creando quelle atmosfere oniriche, sintetizzano il concetto che gira intorno alle undici canzoni. Mi piace molto la semplicità delle cose, l’autenticità e il mettermi a nudo di fronte l’ascoltatore, e già immagino la reazione delle lettrici… scherzi a parte, credo che l’identità di questi brani stia nel connubio tra le intime emozioni che ho trasformato in parole e le note ricamate intorno a esse.
I miei brani parlano di sogni bizzarri, di nuvole, di amori perduti e di intime esperienze che hanno toccato le corde della mia creatività. Il sound della Fabbrica delle Nuvole è stato impreziosito anche grazie alla collaborazione di tanti Amici musicisti che hanno interpretato e reinterpretato al meglio le parti strumentali che da tempo ho avuto in testa. Finalmente quelle note hanno trovato pace tra le tracce del disco.
Come nasce “Polvere di stelle”?
A volte le canzoni nascono da un’emozione forte che si prova durante un istante, un preciso momento in cui qualcosa cattura, avvolge e segna dentro. Senti qualcosa, un’emozione che percepisci soltanto tu, davanti un tramonto, durante un incontro, tra le pagine di un libro. Qualcosa segna e commuove a tal punto da scrivere una poesia o una canzone.
Polvere di Stelle è nata durante una delle mie letture notturne, un tempo, quando ancora avevo energie per tuffarmi dentro un romanzo di milleduecento pagine. Il libro in questione è Shantaram scritto da Gregory David Roberts, un dono che qualche anno fa mi fece una persona speciale. Arrivato a pagina 598 qualcosa mi ha colpito, mi sono ritrovato a passeggiare verso il molo di Colaba in compagnia di Khader Khan e delle sue interessanti argomentazioni sull’universo.
Puoi descrivere i tuoi concerti?
Per adesso il mio obiettivo più importante è stato raggiunto: materializzare un Album che da qualche anno ha accompagnato i miei pensieri. L’intenzione è sempre stata quella di avere un disco tutto mio da tenere in auto e ascoltarlo nei lunghi viaggi ed è un peccato che la mia nuova automobile non abbia un lettore cd, perché forse mi toccherà rielaborare il finale della storia e, chi lo sa, mettere su una band e ritornare a fare qualche live in giro per le vie del Paese.
Chi è o chi sono gli artisti indipendenti italiani che stimi di più in questo momento e perché?
Mi piace seguire Festival musicali e concerti in ogni dove e la mia bacheca di biglietti in cucina può dimostrarlo. Sono felice del fatto che la musica non finirà mai di stupirmi e, di tanto in tanto, nuovi musicisti, band e cantautori spuntano come funghi sui i prati dei miei ascolti. In Italia tanti artisti suonano al di fuori del bacino mainstream, tra questi DiMartino e Colapesce, siciliani anche loro, sono artisti che seguo ormai da qualche anno.
Nei concerti la band di Antonio DiMartino è sempre una piacevole scoperta perché trasporta facilmente sul palco le sonorità dei propri dischi: begli arrangiamenti, bel ritmo, belle melodie bei testi. Stessa impronta emozionale, più intima e malinconica, la ritrovo nei dischi di Colapesce le cui idee strumentali e particolari atmosfere mi portano in oasi lontane.
Con Lorenzo tra l’altro hanno collaborato due cari amici: Vincent Migliorisi alle chitarre e Peppe Burrafato alla batteria, entrambi presenti tra i musicisti che hanno contribuito alla nascita del disco La fabbrica delle nuvole, lavoro edito dallo stesso Vincent per la propria neo etichetta MaiOhm Records.
Puoi indicare tre brani, italiani o stranieri, che ti hanno influenzato particolarmente?
Come primo brano cito Coming back to life, traccia che si trova all’interno del disco The division bell dei Pink Floyd. Questo brano mi ha rapito dal primo momento in cui l’ho ascoltato e lo considero un ritorno vero e proprio alla vita. Le chitarre e le voci di Gilmour mi danno una pace ultraterrena e il Solo finale mi fa venire la pelle d’oca ogni volta che lo ascolto.
Come secondo brano cito E ti vengo a cercare perché Franco Battiato per me è sempre il Maestro. Questa canzone, come tanti altri suoi capolavori, mi riporta indietro nel tempo e mi lega a delle esperienze importanti della mia vita.
Come terzo brano cito Birds, uno dei brani più belli dei Radiodervish: malinconico, mistico e pieno di energia.
(rif. http://www.musictraks.com/la-fabbrica-delle-nuvole.html)
Amélie Cartier (Inserto Vivere: La Sicilia)
Un po’ fumetto, un po’ sogno. Le idee, secondo Livio Rabito, cantautore ragusano al suo primo progetto da solista, vengono fuori dalle teste in forma di nuvole. E così l’arte, e così la musica. La sua, quella del suo disco, l’ha voluta disegnare così: come un viaggio retrò tra le nuvole del pensiero.
Un progetto cantautoriale e intimo, distante eppure in continuità con la carriera di Rabito, che ha fatto il suo debutto con la formazione ragusana dei Baciamolemani. Non più ska, non più folk né ballate, ma riflessioni in musica, nel solco, dice lo stesso Rabito, della lezione di Battiato.
Se le nuvole sono i pensieri, la fabbrica è la mente. “L’idea è nata – racconta Rabito – sulla spiaggia di Plaja Grande, un pomeriggio che sdraiato sulla sabbia ho chiuso gli occhi e mi addormentai. Al risveglio una folata di vento stava soffiando velocemente le nuvole, e ho immaginato che fuoriuscissero dagli ingranaggi di una mente. Sono convinto che gli ingranaggi, magari arrugginiti, magari intorpiditi, siano dentro ciascuno di noi, e che ognuno abbia la potenzialità di diventare una fabbrica di nuvole: l’immagine onirica di tutto ciò che di bello ci portiamo dentro”. E dentro, Livio, ha portato il progetto per molto tempo: per dieci anni, dice, ha costruito la sua “Fabbrica delle nuvole” e per tutto questo tempo ha stipato nel cassetto della sua mente il mondo delle sue idee, stilando testi musiche ed emozioni. Undici brani, undici stanze sonore diverse l’una dall’altra, viaggi surreali ed esperienze reali che raccontano l’intimità dell’artista. Le colorate sonorità si rincorrono dentro il disco avvolgendo i paesaggi e i personaggi delle storie, racconti d’amore, di mare, e di stelle. Riflessioni, domande, spunti. E amore. “Quello – dice – non manca mai. Perché non si smette mai di soffrire per amore, e di scrivere il proprio dolore”. Come diceva Tenco, d’altronde. Ma sulla spiaggia di Plaja Grande.
“Al progetto – continua – hanno collaborato amici e colleghi che ho conosciuto durante la mia carriera nella musica: ci sono i musicisti dei Baciamolemani, e dall’altra parte del microfono, alla produzione, c’è un altro ragusano che da decenni milita nella musica indipendente, Vincent Migliorisi, che con questo disco lancia la sua etichetta, la Mai Ohm. “Amo i giochi di parole – scherza il producer ibleo – e su questo ho voluto insistere: l’ohm è l’unità di misura dell’impedenza elettromagnetica, e con quel mai che lo precede ho voluto indicare l’assenza di limiti, nel mio progetto. Specie relativamente ai generi musicali: intendo sperimentare più possibile, anche se mi rendo conto che settorializzare permette di circoscrivere meglio il proprio ambito. Il mio unico limite vuole essere la qualità: voglio produrre cose belle, prevalentemente siciliane, e con la cura del dettaglio. D’altronde i siciliani, attualmente, sono tra i migliori nel panorama cantautoriale italiano. Ma il nome della mia etichetta gioca anche sull’inglesismo della pronuncia: suona come My Home, casa mia, e infatti il sottotitolo è ‘fatto in casa, fatto bene’. In questi anni globalizzati la differenza, a mio avviso, è fatta dalla tendenza inversa, dalla glocalizzazione: concentrarsi su una cosa sola per volta, all’antica, e farla con cura. Ora che l’accesso alla fruizione musicale è aperta a tutti, grazie a internet, a Spotify e a tantissimi canali, paradossalmente chi riesce a farsi notare di più non è necessariamente il musicista migliore, ma quello che sa fare meglio tutto ciò che sta intorno: la comunicazione, la distribuzione, la vendita. Se l’artista si trova da solo a dover affrontare tutto questo disperde le energie e magari alla fine perde l’occasione giusta. In tempi in cui la già difficile professione del musicista ha la sua unica possibilità di guadagno nei live, dato che i dischi, i supporti fisici della musica, sono ormai oggetti d’antiquariato”. Un lavoro da ‘guida’ che è quasi una vocazione e che, dice Migliorisi, ha la sua chiave, paradossalmente, nel disinteresse.
“Io – dice – metto a disposizione i miei vent’anni di esperienza nella musica, e all’artista non resta che dedicarsi al suo lavoro. È questo che abbiamo realizzato con Livio, nel suo primo disco da solista. Lui è un perfezionista, lavora a questo progetto da quasi tre anni, e si vede: è un arrangiatore fenomenale, e l’arrangiamento della Fabbrica delle nuvole lo conferma”.
Ragusa Oggi (Michele Barbagallo)
Si intitola “La fabbrica delle nuvole” ed è il disco solista di Livio Rabito (ex Baciamo le mani e Randone). Uscirà il 20 gennaio per la neonata etichetta MaiOhm Records, fondata dal musicista e produttore Vincent Migliorisi. Un lavoro musicale di rottura rispetto alle precedenti esperienze che ritrae un aspetto più intimista e autoriale e fotografa l’esperienza di vita dell’autore, che stupisce per la semplicità e allo stesso tempo per la dedizione vera e propria per gli arrangiamenti. Il disco si avvale di moltissimi collaboratori ed è uscito in anteprima per Traks, una fanzine on-line attenta alle nuove uscite discografiche. Undici brani, undici stanze sonore concepite da intime riflessioni e schitarrate sotto le stelle, racconti di personaggi e sogni bizzarri. Livio Rabito è un cantautore siciliano che comincia la sua carriera artistica nel 2000 con gli Eneide, band dalle sonorità Rock, con influenze progressive e un animo “psichedelico esistenziale”. Nel 2003 Livio Rabito inizia una collaborazione con Nicola Randone, padre del disco Nuvole di Ieri, considerato dalla critica il miglior album progressive italiano del 2003. Nel 2008 Livio entra a far parte dell’organico “Baciamolemani” con cui girerà l’Italia condividendo i palchi con grandi artisti come Roy Paci, Africa Unite, Mario Venuti e tanti altri. Il 2013 è l’anno in cui Livio inizia a lavorare al suo primo progetto solista “La Fabbrica delle Nuvole”, undici brani, undici stanze sonore diverse l’una dall’altra, viaggi surreali ed esperienze reali che raccontano l’intimità dell’artista.
(cit. http://ragusaoggi.it/76674/video-il-20-gennaio-esce-la-fabbrica-delle-nuvole-il-disco-solista-di-livio-rabito)