Anelito all’infinito

“Devo essere solo e sapere che sono solo per poter vedere e sentire pienamente la natura.
Devo compiere un atto di osmosi con quello che mi circonda, diventare una sola cosa con le mie
nuvole e le mie montagne per poter essere quello che sono.”
Queste sono le parole dell’artista tedesco Caspar David Friedrich quando parla del suo “Viandante
sul mare di nebbia” e queste parole racchiudono il significato dell’intero disco: la ricerca di
quell’osmosi, di quella pace, della totale gratificazione che stenta a manifestarsi dietro l’orizzonte.
La “malattia del doloroso bramare” ovvero quel desiderare profondamente una persona che si
ama o un luogo che si vuole fortemente raggiungere.
Come il viandante di Friedrich, anch’io mi ritrovo su uno sperone di roccia, in piedi, un bastone
stretto in mano, ad osservare lo spazio infinito; è meraviglia, sorpresa, attrazione e sgomento,
paura e preoccupazione in un continuo spasimare.
E allora respiro e osservo il paesaggio, le montagne, le nuvole e le stelle…
I tedeschi lo chiamano Sehnsucht, in italiano è struggimento.
E’ Anelito all’infinito.

“Anelito all’infinito” è il nome del secondo album de La fabbrica delle nuvole ed è anche il nome
della quinta canzone del disco.

…e noi due viandanti sul mare di nebbia in piedi sul precipizio
malati di un doloroso bramare in cerca dell’infinito errare
Anelito all’infinito…